Ariel

(hai paura del buio?)

Tutto fila liscio solo in apparenza.
Perché non ami farti sentire,
Ma la pelle del serpente è lì
Che dorme ai tuoi piedi.
Sembra di velluto griffato:
Mi ricorda che il salmastro
È un odore che ho sempre odiato.
Così come l'ambizione rapace
Delle tue gambe nuove,
Che ti porteranno lontano:
Rivendicazione legittima,
Certo meritocratico riscatto,
Ma errata valutazione dei mercati
E del prezzo a cui paghi il caffè.
Non per fame di vendetta
Ho scelto la strada assurda
Che porta dritto al tuo miele.
Mi gioco invece molto male
Le poche carte a disposizione:
Dipendo dai tuoi capricci e finirò
Per assaggiare il dolce affondo
Di una sconfitta annunciata.
La mia sperimentale ossessione
Per l'altra tua rivoluzione
È una spinta cieca a calarmi giù,
Nelle viscere di un vulcano spento,
Con le tasche piene di dinamite
E la flebile speranza
Di tornare in superficie.
La gioia che ho in gola
Scende amara nel ventre tenero
Come goccia di veleno
Che pensavo medicina.
La paura è un cucciolo cresciuto:
Ti annusa in preda all'eccitazione,
Ti riconosce, abbaia per salutarti.
Manca poco per completare
La collezione dei tuoi punti deboli:
La cattiva gestione del conflitto,
L'attrito che consuma il buonumore,
La pressione ineludibile e urgente
Di un pubblico improvvisato.
Se raggiungi a nuoto la riva
E appoggi l'orecchio al suolo,
Senti il caos che si avvicina.
Guidato dal mio errore più geniale,
Deciso a sabotare la pace.
Non puoi fermare il terremoto
Che arriva sul terzo binario.
Ed è tardi per rifare il letto,
Per la danza della pioggia,
Per spengere un cerchio
Di dieci piccoli incendi.
Tardi per mutilare lo scorpione,
Troppo tardi per scendere
Dal sogno rivelatore, che ha ucciso
Il tuo principe e la mia rana
E si è bevuto tutto il caffè.
Adesso che ti ho restituito la voce,
Attendo inerme la tua reazione.
Ti sono caduto nel piatto:
Se vuoi, mi puoi anche divorare.
Puoi pensare che risorgere 
Sia un altro modo per farla finita,
O che se ti lasci andare a fondo
Farai molta meno fatica.
L'indifferenza è la soluzione 
Che mi sceglie per mandante.
La sofferenza è la selezione
Che ti scioglie lentamente.
Una sirena, di J.W.Waterhouse
Rileggi la presentazione per approfondire

Nella Sirenetta di Hans Christian Andersen emergono chiari riferimenti autobiografici. La relazione col principe, che le si affeziona senza amarla, è un ritratto dell’isolamento sentimentale in cui l’autore si sente imprigionato per sua inclinazione omosessuale. La lingua mutilata rappresenta l’impossibilità di esprimersi liberamente; il suo non essere né donna né pesce, il tema del diverso.


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