La dama arrivata dal nord Ha lo sguardo calmo Dalla dea mandata a proteggerci. Il miraggio che le abbiamo rubato Sembra non averne amaricato la polpa. Annuisce dall’iride alle cosce, Trasparente e immobile Come un lago in alta stagione, Fiorito di mare e dipinto al tramonto Dal traghetto affollato. Scendono spingendo, Tra scuse e imprecazioni, Mille inverni d’un minuto appena.
Caduto per terra a mani piene, Sporche di pioggia e sole, Rovescio quel poco che ho: Penuria di riso e gioie di vita, Un pezzo di carta e un vagone di sementi.
L’insetto curioso sbircia tra le foglie. Le antenne, inutili senza odore. Vola, in un battito d’ali a stupire gli altri bozzoli, Calamitato dal fiore che non riesce a capire.
Esibito e stretto nelle tue mani, Come trofeo lo spacci Apertamente per ragionevole illusione. Nascondi il profumo senza negarti: Il bocciolo si schiude E la rugiada scivola lungo il gambo, Accarezza le spine, Bagna le labbra screpolate dal gelo. Scoperti gli artigli, Ricama un graffio sul collo.
Il quarto di mondo che ci voleva diversi, Naufraghi ancora, soldati dispersi Incalzati dal Generale Inverno Verso il ritorno a casa: Ciascuno la sua, nessuno la propria, Inquadrati e in fotocopia. Dovrà mangiarsi le mani ad aprile, Tornerà pentito a scaldarci il petto d’estate. Ma col freddo che regala verginità, Il polline adesso è così dolce... Che si lascia stendere sul burro.
Dal traghetto affollato
Scendono spingendo,
Tra scuse e imprecazioni,
Mille inverni d’un minuto appena.
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L’inverno è capace di regalare vita nuova anche dove non te l’aspettavi. La brina si posa sullo stelo ormai secco e ingiallito, e sembra di nuovo fiorito di neve. Un miraggio del freddo, prima che la primavera sciolga le attese: il sole acceca ma non scalda, l’aria asciutta non può dissetarne le foglie.
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